MAI CRITICARE LA FAMIGLIA DI ORIGINE DEL PARTNER. LA STORIA DI GLORIA
Possono i conflitti del proprio partner con la sua famiglia di origine influenzare il rapporto di coppia anche quando prendiamo le difese del nostro compagno/a?
Ebbene sì, il problema degli screzi con la famiglia di origine del partner frequentemente si estendono nella coppia. L'aspetto paradossale però è che questo avviene anche quando ci schieriamo chiaramente dalla parte del compagno/a, difendendolo/a.
Ecco il caso reale di una ragzza, che chiameremo Gloria.
Gloria mi chiede aiuto qualche mese fa, triste e preoccupata per il rapporto difficile tra il suo fidanzato e la mamma di quest'ultimo. Mamma e figlio litigano costantemente, lui si sfoga in casa con la fidanzata dalla quale cerca aiuto e sostegno. La ragazza si è sempre schierata dalla parte del compagno, lo difende, attacca la mamma di lui, la critica con le stesse parole del fidanzato e, contemporaneamente, cerca di tirargli su il morale, spronarlo a non prendersela troppo e ignorare le critiche della madre.
Apparentemente questo è il miglior aiuto che una persona può pensare di ricevere....eppure i due si trovano spesso a litigare. Lui è scontroso anche in casa (soprattutto quando sente la mamma), vede tutto sempre più nero, ripete che non si sente capito fino in fondo e la frase più frequente rivolta alla fidanzata è "in fondo tu non puoi capire"
Oltre alla tristezza e preoccupazione, alla ragazza si aggiunge quindi la rabbia, emozione che la porta a chiedermi aiuto. Infatti, finchè si è tristi e preoccupati, la convivenza con l'altro può essere pacifica e fatta di maggior vicinanza, ma se contemporanemante l'altro suscita in noi rabbia e frustrazione si rischia di mettere in dubbio tutto, non solo la coppia ma anche i nostri sentimenti.
La prima riflessione che le pongo è questa:" mia cara, ti sei dimenticata la prima regola fondamentale della coppia: mai criticare la famiglia di origine del convivente!".
Infatti, se è vero che ognugno di noi si sente legittimato a rimproverare i propri genitori o fratelli, la stessa autorizzazione non è concessa ad altri che sono fuori dal circuito familiare. Perchè? Nell'attacco che il ragazzo della nostra storia muove verso la madre in realtà è contenuta anche la componente affettiva (sebbene non espressa): quando si sperimenta un rapporto di amore/odio con qualcuno si sente il bisogno di scaricare l'odio pur rimanendo presente anche il legame affettivo con l'altro/a.
Ogni volta che Gloria attaccava la suocera, nel fidanzato si attivava la parte di legame affettivo con la mamma che però non poteva ammettere nemmeno a sè stesso.
La prima indicazione in terapia fu quindi quella di praticare un ascolto attivo ma silenzioso: lasciare a lui lo spazio per sfogarsi, sostenendolo semplicemente con la presenza e la calma di chi è dalla sua parte ma senza sostituirsi a lui nel riproverare la mamma. Successivamente, il lavoro con Gloria è stato centrato sulla comunicazione strategica: come rispondere infatti quando è il fidanzato a chiedere esplicitamente un parere sulla propria situazione famigliare? Come supportarlo senza tuttavia condannare la suocera?
La terapia si è conclusa con 5 sedute più altre 3 a distanza di un mese l'una dall'altra per monitorare e solidificare i cambiamenti. Il rapporto tra il convinvente e la madre è sempre molto complesso ma tra lui e Gloria è ritornata la serenità.