SUPERARE IL LUTTO
“Vi sono perdite che comunicano all'anima una sublimità, nella quale essa si astiene dal lamento e cammina in silenzio come sotto alti neri cipressi.”
FRIEDRICH WILHELM NIETZSCHE
Nel lutto si parla sempre di "elaborazione" ma cosa significa esattamente? Potremmo dire che "elaborare la perdita" significa riuscire a ricordare e parlare della persona scomparsa senza più provare quel dolore lancinante che si sperimenta inizialmente.
Il rischio, nel nostro mondo sempre più "medicalizzato" è che si parli, fin dal primo momento fatto di lacrime e sofferenza, di patologia. In verità, per quanto le sensazioni e le reazioni possano sembrare troppo intense, quel periodo iniziale caratterizzato da ritiro sociale, rabbia e pianto è assolutamente fisiologico, necessario e umano.
Si cerca a volte di definire un tempo di "lutto normale", identificato sempre più spesso in quello di 12 mesi. Perchè un anno? In un anno cadono diversi anniversari, diverse festività e riccorrenze che ci riportano alla persona scomparsa e fanno sentire, più che mai, la sua assenza.
Ma attenzione a non interpretare questi dati temporali in modo troppo rigido poichè sono diverse le variabili che possono allungare o restringere questa tempistica. È molto più sensato osservare e costruire il processo, più che il tempo: e allora vi dovrebbe essere un passaggio da un primo dolore persistente, alla fase di rabbia a quella di accettazione.
Quando si giunge all'ultima tappa?
Quando si arriva alla fase di nostalgia, un misto di dolore e ricordo piacevole che si integrano e a cui la persona può anche far affidamento in momenti di difficoltà.
Nel caso il lutto fosse accompagnato (o seguito) dal trauma, la sensazione finale dovrebbe essere quella di aver messo il passato nel passato, lasciando così libero il momento presente.
Perchè è così difficile riuscire a consolare chi si trova nel pieno del dolore per la perdita di un affetto?
Può apparire paradossale, ma il tentativo di consolare chi è sofferente risulta spesso inefficace; per uscire da un dolore occorre viverlo tutto e guardarlo in faccia, per quanto tutto ciò possa spaventare. In questo senso l'aiuto terapeutico può essere un valido sostegno in queste fasi. Durante un percorso di sostegno psicologico infatti, il professionista non aiuta la persona a dimenticare, bensì a concedersi la sofferenza, evitando che il tempo la cronicizzi.
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